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“Le nostre pagine devono diventare
una palestra di discussione e non di polemica, un luogo di incontro in
cui ogni categoria di persone sia rappresentata e considerata con i suoi
problemi”. Era il dicembre 1966, usciva il primo numero de La Contea di
Bormio... Cerchiamo tra
le righe del primo editoriale e troviamo le ragioni che hanno motivato
la scelta di riprendere quel giornale che ha segnato, sul finire degli
anni ‘60, la vita politica, sociale, sportiva e culturale dell’Alta Valtellina.
Una esperienza che, riletta a trent’anni di distanza, appare ancora più
significativa perché è stata capace, seppur nel breve spazio
di un quinquennio, di mostrare una possibile strada, di iniziare un ragionamento,
di lanciare un messaggio.
Sin da quando mi sono avvicinato alla professione giornalistica La Contea
di Bormio mi ha affascinato; strada facendo ho avuto l’opportunità
di provare a rilanciarla in alcune occasioni speciali (come i Mondiali
del 1985 o il dopo calamità del 1987). Grazie alla disponibilità
di alcuni amici e colleghi, in perfetta sintonia con le idee che dal 1995
la società Valtline (Editrice de La Contea di Bormio) ha proposto
e propone, oggi ritorna uno strumento di comunicazione che vuole essere
una nuova, possibile palestra. Che vuole provare a riannodare le fila di
un discorso solo interrotto, non certo concluso...
Di informazione, credetemi, ce n’è sin troppa; non sono l’unico
a sostenerlo! Forse manca il tempo e lo spazio per raccontare storie, per
proporre argomenti senza l’ambizione di insegnare, per offrire spunti di
riflessione senza pretendere di avere l’ultima parola...
Mi chiedo perché a far notizia sia soltanto la cattiva notizia.
C’è altro nella nostra storia e nella nostra esperienza che val
la pena comunicare. Il primo e fondamentale obiettivo della “nuova” Contea
è proprio questo: avere qualcosa da mettere in comune, semplicemente
comunicare. Senza pretese, se non quella di provare a raccontare le nostre
e le vostre esperienze. Vorremmo provare ad essere originali, né
i primi, né i migliori, semplicemente noi stessi. Senza la disperata
voglia di controbattere e criticare che sovente anima il nostro mondo.
Senza effetti speciali, senza clamori, senza alcuna intenzione di vendere
fumo.
Se c’è una ambizione nel “progetto Contea” è quella di provare
a raccogliere attorno ad una idea di comprensorio, la stessa di 35 anni
fa. Con una sola differenza, che sta nel simbolo presentato nella testata:
la considerazione dell’Alta Valtellina di oggi che ha un riferimento territoriale
ed istituzionale nella Comunità Montana, da Sondalo a Livigno.
Politica? Si grazie, se per politica si intende che sulle nostre pagine
annoteremo quella frase che tutti abbiamo trascritto sui nostri diari scolastici:
“non la penso come te, ma sono pronto a tutto purchè tu possa dire
la tua idea…”. Non serve in questo la volgarità, non serve la strumentalizzazione;
siamo già caduti troppo in basso. Serve piuttosto senso critico,
disponibilità al confronto, assunzione di responsabilità
anche quando si tratta di professare legittime posizioni ed opinioni. Chi
vuol dire la sua lo può fare, anzi lo deve fare; ma La Contea di
Bormio non pubblicherà nulla senza una firma… |