15 aprile 2001 DA ANNI A LIVIGNO NON SI VEDEVA TANTA NEVE
Si convive con il pericolo, si rischia, ieri per lavoro ed oggi spesso per divertimento
Erano anni che a Livigno non si vedeva una così spessa coltre di neve ricoprire per un lungo periodo i tetti di Livigno, e che coltre! Alta ben oltre il metro e mezzo da via Florìn  verso il passo della Forcola, composta di diversi strati, tanto che si potevano contare le nevicate succedutesi da fine ottobre sino a marzo, e con lo strato che tocca la falda del tetto di dieci cm. di ghiaccio vivo.           Scorrendo gli annali dei dati rilevamento neve si scopre che di annate con neve al suolo più alta di 150 cm. se ne sono viste poche negli ultimi quarant'anni: tre per l'esattezza: 1971, 1977 e quest'anno. E pensare che quasi nessuno le ricorda queste annate, perchè già fin dal novembre scorso - quando i fiocchi cadevano alla grande - la mente di tutti e specie dei più anziani è tornata indietro al tragico 21 gennaio del 1951 quando una valanga travolse ed uccise sette donne in località Doss. Indubbiamente il 1951 può essere ricordato come "l'anno bianco", considerato che - come questo 2001 - fin dal novembre 1950 la valle già era coperta da una spessa coltre di neve, che in poco più di due giorni, dal 19 al 21 gennaio 1951, caddero oltre tre metri e mezzo di neve fresca (anche al ritmo di 10 cm. l'ora...), che in febbraio vicino alla chiesetta dedicata alla Madonna di Caravaggio vennero misurati 205 cm. di neve al suolo e che a fine maggio c’erano qua e là ancora sprazzi di neve nel fondovalle del paese.           Nel 1951 il timore di valanghe era reale, ed ancor prima che le slavine distruttive scendessero a valle molte persone - consigliate dagli anziani- decisero di trasferirsi in abitazioni considerate più sicure (purtroppo però, per chi da Palipért  scese al Doss, e per giunta per sistemarsi in una casa in sassi nuova nuova, il trasferimpento fu fatale). Quest'anno come allora, vedendo piovere tutto l'autunno e nevicare fitto in novembre, c'è chi in loco ha pensato di far celebrare un triduo per chiedere l'intercessione al Santo Crocifisso.           E fino ad oggi la protezione c'è stata, se è vero come è vero che la situazione metereologica nonostante tutto è stata "favorevole" a Livigno. Qualche dato aggiornato per chiarire le idee:  dal 31.10.2000 al 4 marzo scorso sono caduti circa 550 cm. di neve fresca, di cui poco meno di tre metri  da fine ottobre a fine novembre 2000. Il 25 novembre al suolo sono stati misurati 97 cm. di neve: bagnata! Il giorno dopo di Natale la coltre per la prima volta superava il metro: 102 cm., e poi è stato un crescendo, anche se non costante: 116 cm. il 3 gennaio, 125 l'8, 137 il 26 e quindi la punta di 156 cm. raggiunta il 3 marzo 2001.
Questi dati, se si esclude l'eccezionale 1951, sono comunque inferiori a quelli relativi al 1971 ed al 1977. Nel 1971 la coltre di neve il 22 marzo raggiunse in valle lo spessore di 160 cm. (ed il 5 aprile si sono misurati ancora 116 cm.).
Il 24 gennaio 1977 il manto nevoso era spesso ben 180 cm., ed il 12 aprile in paese c'erano ancora 102 cm. di neve. Da notare che tutte le misure citate riguardanbo il fondovalle, non le vette dove tranquillamente si può moltiplicare il dato per almeno un terzo per avere la misura corretta.           Ma, a proposito di pericolo valanghe, sono molte la variabili da tenere in considerazione, non tanto e non sempre la quota del manto a terra. E sono le forti nevicate che solitamente provocano le valanghe, come quella del 30 marzo 1975 di oltre 60 cm., bagnata, che nei giorni immediatamente successivi provocò valanghe di grandi proporzioni che interessarono il passo Foscagno demolendo fra l'altro dei pali delle linee elettriche e provocando un black out totale di tre giorni.           Oppure quelle scese in conseguenza agli oltre 70 cm. caduti il 16 gennaio 1983 che causarono il distacco spontaneo della valanga devastante che travolse e distrusse i pali e la stazione di arrivo dello skilift "Palipert" ubicato tra lo "Sport Hotel" e la "Baita Veglia". Per la cronaca il nuovo Palipért sorge nei pressi della chiesetta di Florìn, in zona sicura.           Perché allora quest'anno - fino ad oggi - ci si ritiene “fortunati”? Si afferma da più parti che una serie di circostanze metereologiche hanno "bloccato" di fatto la neve al suo posto, impedendole di scivolare a valle: le piogge precedenti le prime nevicate e la temperatura mite che ha impedito al terreno, anche ad alte quote, di gelare; la pioggia mista a neve caduta ai primi di novembre; la pioggia caduta sopra alla neve, il gelo successivo.           Certo, rispetto al 1951 - ed anche al 1977 -, il bosco è cresciuto e si è infoltito sui pendii più esposti e di recente sono stati messi a dimora molti paravalanghe, tutti fattori che in modo determinante hanno contributo a mettere in sicurezza il paese e gli abitanti, fissi o saltuari. Ed anche per questo la paura delle valanghe non è palpabile come cinquant'anni orsono, anzi: c'è chi osa oltre il limite e spudoratamente e senza cognizione alcuna "cerca" la morte. E’ il caso dello snowboarder tedesco perito lungo il pericolosissimo Rìn dala röina il 10 febbraio scorso mentre effettuava il fuoripista dopo due nevicate, di 35 e 10 cm., con indice di pericolo valanghe marcato e segnalato 4 (il valore massimo è 5). Ecco, probabilmente il pericolo maggiore oggi è dato da chi pratica, in determinate condizioni, il fuoripista, fuoripista come svago, divertimento.           Che abisso con gli anni cinquanta, quando i valligiani erano costretti a spostarsi in Engadina d'inverno e transitando lungo la Via dala Vàl  (dove oggi c'è il lago) non parlavano neppure fra loro per timore di far rumore e causare così la caduta delle slavine. E quanti livignaschi sono stati salvati dai loro cavalli, che o s'impuntavano oppure d'improvviso correvano perché "sentivano" che le valanghe stavano per staccarsi.
Eppure anche nel 1951 i giorni precedenti il 21 gennaio dei livignaschi s'incamminarono comunque lungo la strada del Gallo per recarsi a Zernez per piccoli scambi commerciali. Si convive col pericolo, si rischia: ieri per lavoro oggi per puro divertimento.           Il tributo di vittime per valanghe è alto in loco, con il '51 ed il '59 che hanno il triste primato di sette donne e sette uomini (questi ultimi, operai che alloggiavano nelle baracche in zona Freìta  quando in novembre una valanga li travolse). Ma tutte le montagne, e le strade hanno una o più croci che segnano il posto dove sono periti giovani e meno giovani che si recavano al lavoro, a commerciare qualcosa, a spostarsi.
E quanti sono stati salvati miracolosamente e fortunosamente mentre liberavano la strada da altre slavine, andavano a portare soccorso a gente travolta, presenziavano a manifestazioni sportive: un elenco lungo, con storie anche bizzarre.           Nonostante oggi ci siano altri mezzi, altre tecnologie per avvisare quando il pericolo è imminente o meno, come mi ha confermato un ingegnere forestale elvetico esperto in valanghe, non si hanno ancora certezze assolute, non si conosce ancora tutto sul fenomeno valanghe, sulle "follie" delle condizioni meteo; e pertanto l'imprevedibile è sempre dietro l'angolo.
PIERANTONIO CASTELLANI
[ConteaRivista] - [Anno X] - [numero01]