15 aprile 2001 | Valanghe: è anche un problema di norme | |
LE CARENZE LEGISLATIVE | ||
Le particolari condizioni meteorologiche
di questo primo inverno del terzo millennio hanno portato alla ribalta
le problematiche riguardanti la caduta di valanghe, sollevando spesso un
vigoroso dibattito anche dentro le istituzioni. Accanto a tanta discussione
scientifica, ampio spazio c’è stato anche per argomenti relativi
alla responsabilità amministrativa, alle competenze, alla complessa
materia normativa.
In Alta Valle i fenomeni più eclatanti si sono verificati sul versante di Plaghera a Santa Caterina (valanga che ha interessato alcuni impianti di risalita), in Val Zebrù (distruzione del ponte in località Tre Croci) e sul versante del Bosco di Toc a Valdisotto. Fortunatamente questi eventi hanno provocato solo forti spaventi e lievi danni senza trasformarsi, come avvenuto recentemente in Austria, in vere e proprie tragedie. In altre zone della provincia la particolare situazione nivologica ha costretto i Sindaci a chiudere importanti strade e vie d’accesso oltre che a disporre in taluni casi l’evacuazione delle persone... Alcune di queste situazioni hanno purtroppo evidenziato come, nonostante il corpo legislativo nazionale e regionale sia quanto mai ridondante, esistano notevoli carenze per quanto riguarda la prevenzione e la gestione delle problematiche nivologiche. Assenze legislative che non favoriscono certo aree come la nostra nella quale, con il problema valanghe, si devono sistematicamente confrontare sindaci, amministratori pubblici, gestori di ski aree, maestri di sci, guide alpine e ovviamente tutti gli abitanti... Allo stato attuale non vi è chiarezza su chi sia l’Ente competente ad esprimere pareri ed autorizzazioni (ragionevolezza vorrebbe che per la Lombardia fosse il Centro di Bormio), chi debba preoccuparsi del “disgaggio” di valanghe che potrebbero interessare strade o luoghi abitati, quali professionalità debbano gestire le problematiche nivologiche nelle ski aree e non solo in quelle. Su tutti questi problemi è, a mio avviso, particolarmente significativa la situazione relativa al distacco artificiale ed alla bonifica dei versanti. Partendo dall’evidente presupposto che non è ragionevolmente pensabile di mettere in sicurezza l’intera regione alpina con opere e strutture permanenti si nota subito l’handicap italiano nell’utilizzo degli esplosivi. Se nelle altre nazioni alpine è permesso intervenire in maniera economica e soddisfacente utilizzando cariche esplosive, che bonifichino il versante, in Italia una normativa pensata per problemi che niente hanno a che fare con le valanghe, impedisce un tempestivo utilizzo degli esplosivi. Gli esperti di neve e valanghe ci insegnano che “il distacco artificiale deve avvenire immediatamente dopo, se non addirittura durante la nevicata. Ci devono pertanto essere disponibili immediatamente ed in loco le quantità necessarie di esplosivo” (G. Peretti – Manuale delle Valanghe). La legge italiana, con una regolamentazione assai severa che fa trascorrere alcuni giorni dalla decisione di bonificare alla bonifica vera e propria, rende quindi inapplicabile l’utilizzo degli esplosivi. Sarebbe pertanto auspicabile che una legislazione efficace e moderna ponesse rimedio a questo ed ai numerosi altri problemi inerenti la questione valanghe. La storia di questo paese non depone parò a favore di queste rosee intenzioni. E’ infatti noto a tutti che la prima legge sulla protezione civile venne promulgata solo a seguito dell’alluvione di Firenze del 1966. Analogamente dopo il terremoto dell’Irpinia il corpo legislativo si arricchì del DPR 66/81 e la tragedia della Valtellina fu la causa scatenate della prima legge (183/89) che si occupasse veramente di pianificazione e di difesa del suolo a partire dal bacino imbrifero dei singoli fiumi. E’ quindi assai probabile che i testi legislativi, riguardanti “le valanghe”, giacenti nei cassetti di Milano o Roma trovino un’improvvisa accelerazione solo a “buoi scappati”, ossia a seguito di eclatanti eventi valanghivi che portino al centro dell’attenzione un problema che interessa ora solo una ridottissima percentuale di popolazione. |
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LUCA DEI CAS | ||
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