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Venticinque anni di successi, crescita
agonistica, organizzativa ed umana. Una grande forza a carattere comprensoriale
che, nella stagione sportiva 2000/2001, può vantare ben 16 titoli
nazionali. E' questa la storia recente dello Sci Club Alta Valtellina,
sodalizio fondato ufficialmente nel 1976 in una sala della centrale Aem
resa disponibile dal primo presidente Fulvio De Lorenzi.
Un timido ma determinato tentativo di unificare le varie realtà
locali: un unicum, da Sondalo a Livigno, contraddistinto da un'incommensurabile
passione per lo sport. Con questo spirito consiglieri, dirigenti, tecnici,
allenatori e tanti ragazzi hanno iniziato un interessante e faticoso viaggio
alla scoperta dello sci nordico. Da gruppo amatoriale a nucleo di formazione
di piccoli e grandi campioni. Dalla prima maglia verde militare e bianca,
alle braghe di tela alla "sgoff", alla tuta intera, alle giacche a vento
rosse e grigie degli anni Ottanta, alle attuali divise più colorate
di sicuro richiamo. Dagli iniziali tracciati non altamente tecnici, creati
ad hoc per dare la possibilità ai ragazzi di allenarsi vicino a
casa senza spostamenti (come l'anello di Sant'Antonio Valfurva), alla realizzazione
di un vero e proprio centro di allenamento in quota che offre la possibilità
di sciare praticamente per 365 giorni all'anno (che vedremo inaugurato
con la stagione 2001/2002). E poi gli strumenti operativi, attrezzature
che, di volta in volta, hanno permesso il raggiungimento di vari
obiettivi. Da quelli più rudimentali (ma pur sempre attuali) come
vanghe e picozze, a gatti delle nevi, piccoli chalet in legno, motoslitte,
cannoni per l'innevamento artificiale e sei pulmini: circa 500 milioni
di investimento per permettere il regolare svolgimento di un'incessante
attività. Queste alcune caratteristiche di un gruppo di volontari
che è riuscito ben presto a darsi un'organizzazione degna di una
piccola federazione.
Ma come nacque l'idea di unificare i vari gruppi sportivi del comprensorio?
"Inizialmente - ricorda Fulvio De Lorenzi - sono stati i centri CONI a
lanciare lo sci nordico in Alta Valle. Prima ogni gruppo operava nel proprio
ambito comunale. La FISI ci aveva invogliati all'unificazione, ampliando
e potenziando così il novero degli atleti. Dopo questa prima esperienza
durata sei anni con tanti risultati positivi (vinti tutti i titoli italiani
dimostrando così ottime potenzialità), abbiamo pensato alla
costituzione dello Sci Club Alta Valtellina, affiliato alla Federazione
nel 1976". E subito il pensiero va "all'uomo del traino", cioè a
Benito Moriconi che con la sua grande esperienza ha dato un contributo
fondamentale alla crescita nelle nostre valli dello sci nordico. Dal lato
tecnico, quindi, nessun problema: diverse, invece, le difficoltà
nel settore economico. "Un'organizzazione nata nella miseria - sottolinea
più volte il primo presidente - ma con una grande voglia di farcela".
Dai pulmini presi in prestito dall'impresario Busi, agli uomini dell'Aem
che, molto spesso, collaboravano nella predisposizione dei tracciati. E
poi il vetusto tracciatore a turbina che buttava la neve all'esterno, usato
per le piste larghe un metro (ora sono di 5 metri), preludio delle attuali
strutture per la pratica dello sci nordico. In Alta Valle il primo impianto
sportivo creato da volontari fu la pista Viola di Valdidentro, tracciato
ben presto omologato per gare nazionali ed internazionali, teatro di grandi
eventi attualmente candidato per l'assegnazione dei Campionati Italiani
Assoluti della stagione agonistica 2001/2002. Pochi i contributi di enti
e sponsors, giunti più tardi con la conquista delle prime medaglie
a livello nazionale. 3000 lire il costo della tessera annuale dei ragazzi;
a quel tempo diverse e più problematiche anche le realtà
familiari e il possibile appoggio dei genitori.
Veder ben presto sistemati i figli con un lavoro sicuro: lo sci, cosa poteva
offrire? Anche sotto quest'aspetto i risultati non si fecero attendere.
Nel corso degli anni, 36 ragazzi dello Sci Club Alta Valtellina sono entrati
a far parte di diversi corpi militari garantendosi così un impiego
sicuro. Alcuni, oggi già in pensione, ricordano le trattative degli
allenatori: nell'organico dei Corpi, assieme al miglior atleta del momento,
si cercava infatti di inserire altri due/tre giovani con prospettive agonistiche
meno rosee. Questo per tentare di assicurare lavoro e reddito al maggior
numero di ragazzi del comprensorio.
Cambiarono i tempi ed anche l'ottica di approccio a questa pratica sportiva:
qualcuno, infatti, ce l'aveva fatta. Maggiori stimoli vennero anche dall'esterno
grazie alle prime vittorie, all'interessamento degli enti, all'avvicinamento
delle famiglie per uno Sci Club ai massimi livelli, uno dei più
forti già nei suoi primi sei anni di attività.
Tanti i ricordi che si accavallano nella mente di Fulvio De Lorenzi e Ivo
Rocca, due delle memorie storiche dello Sci Club Alta Valtellina. Il primo,
con i suoi 79 anni d'età portati benissimo, ha partecipato al Campionato
Italiano degli Alpini svoltosi a Schilpario lo scorso mese di febbraio:
da buon portacolori dell'associazione ha conquistato la medaglia d'oro
a livello nazionale gareggiando con numerosi atleti più giovani
d'età. Tutte le domeniche si diverte facendo chilometri di allenamento
lungo le piste di Santa Caterina, osservando i ragazzi dello Sci Club con
tanto orgoglio ed un pizzico di malinconia. Tra i maestri, invece,
posto d'onore a Ivo Rocca, uno dei fondatori del gruppo, presenza
costante in tutti questi anni d'attività. Ancor oggi li allena,
fa fatica assieme a loro, soffre per loro e gioisce di ogni piccolo traguardo:
"siamo davvero una grande famiglia - afferma sorridente -. Tanti i sacrifici
ma altrettante le soddisfazioni. Il mio più grande dispiace è
aver constatato la perdita di manifestazioni a carattere paesano che univano
la comunità avvicinandola alla pratica sportiva. Un esempio su tutti
il Palio delle Contrade di Isolaccia, gara alla quale mi piacerebbe ben
presto partecipare di nuovo". E' questo lo spirito dello Sci Club: crescita
come gruppo ma anche all'interno delle varie realtà comprensoriali.
Diversi i progressi ma immutati sono rimasti ideali e spirito di
squadra: "siamo una grande storia - conclude De Lorenzi - nel senso che,
negli anni, abbiamo abbracciato tanti giovani". E allora …auguri e cento
di queste ricorrenze. |